Le sens de la vie


Pédaler n’est pas seulement un exercice physique! Pédaler est rythme, mouvement perpétuel à la recherche continue d’une perfection anatomique qui pour une indéchiffrable raison pourrait même devenir une silhouette d’origine  ésotérique!

Dans ce mouvement ipnotisant se cachent de secrètes philosophies qui ont comme origine une inexplicable fatuité qui se traduit par la plus désarmante légèreté de l'être. Si la vie a un sens,  ce sens peut être compris à travers les péripéties d’un voyage, précisément dans ce mouvement perpétuel qui, à chaque époque, a marqué le rythme du futur!

Pédaler n’est pas seulement  une intuition physique! Pédaler est proposer à la physique de nouvelles intuitions! Dans ce mouvement enchanteur se manifestent sans aucune réticence toutes les nudités du savoir qui admet finalement que ne pas savoir pourrait bien être une nouvelle forme de liberté! Et si la vie a un sens, ce sens peut même être incompris, à condition que cette incompréhension se déploie sur les routes inconnues de l’Histoire, sans aucun regret, vers une nouvelle destination, vers le prochain et inévitable coup de pédale!
"Le sens de la vie" - Peinture de Roberto Sironi -  huile sur toile - 18 x 24


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Il gregario

Cronaca breve di un gregario in fuga!
Può succedere di tutto su una strada, persino che un gregario, nella sua ultima corsa, scopra di essere stato un campione a sua insaputa! 
E' strana la strada, strana come un pensiero disteso sugli sguardi...

Può succedere di tutto sotto ad un cielo di nuvole e temporale, persino che un'ombra si distacchi dalla luce e vada incontro al suo destino come fa un guerriero sul campo di battaglia!
Salite e discese attraversano la vita mentre una pioggia fitta e fredda cade senza ritegno su questa lunga lingua di catrame...

Può succedere di tutto ad un fuggitivo, soprattutto quando è solo! Nessun dubbio, nessuna incertezza, quando si è in fuga non ci si guarda indietro, non ci si volta a salutare qualcuno...
La fuga è solo l'inizio di una fantastica evasione, un contrappunto di euforica bellezza. La fuga è la sola accettabile prospettiva per tutta una vita in attesa di qualcosa!

Può succedere di tutto su una strada, persino che un gregario, nella sua ultima visione, scopra di essere stato qualcuno, ancora prima di diventar campione


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Bicyclologie: la science du “pédalage”




Il est indéniable que la bicyclette a influé sur l’évolution de l’histoire, de la culture, des coutumes et des découvertes faites par l’homme! Dynamique, vitesse et équilibre sont seulement quelques facettes du progrès scientifique et philosophique que  celle que je défini “bicyclologie” a apporté à l’humanité.
Cette science qui n’a aucunement la prétention d’imposer ses propres raisons ni de confirmer des vérités universelles, a cependant un thème de fond assez connu et étudié à beaucoup d’époques: le mouvement.  Dans le cas de la bicyclette, il devient voyage, déplacement, circulation, marche! Mouvement comme tendance à la régularité de la vitesse et donc, avec un propre rythme interne et métronomique comparable à l’allure du “swing”! Mouvement comme impression de totale liberté et béatitude physique devant toutes les pesanteurs algébriques de la société! Pédaler n’est pas seulement un geste physique; c’est surtout un phénomène cyclique qui, à chaque fois, confirme sa propre et absolue nécessité; un intervalle périodique, qui exalte des propriétés essentielles…Pédaler est comme diriger un orchestre d’éléments en mouvement liés et tenus ensembles par une seule intuition! En somme, on pourrait dire que la bicyclette est un “Adagio” exécuté avec passion au travers d’un Largo” de visions futuristes et d’un Andante” à une vitesse constante et écologique!

"Oxford Street - Pittura di Roberto Sironi - acrylique sur toile - 30 x 120 



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Il Velodromo d'inverno: Le Vel' d'Hiv

Dalle memorie di un vecchio Pistard...
"Ero solo quel giorno in quel grande velodromo...Solo in un silenzio scalfito dall'inconsueto suono che fanno le gomme della bicicletta sulla pista mentre girano come fossero due orologi in perfetto orario! Ricordo le gocce di sudore ed una strana sensazione di libertà che mai prima di allora avevo avuti! Ce ne vuole di fantasia per pensare che persino la fantasia è prigioniera di qualcuno!
Era il 1942 di un'estate di guerra e ancora non sapevo che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei messo piede in quel velodromo..." 

Dalla Storia alla memoria...
Il 16 e 17 luglio del 1942, durante la seconda guerra mondiale, nella città di Parigi fu organizzato il maggiore arresto di massa, sul suolo francese, durante l'occupazione nazista! La retata coinvolse cittadini ebrei, tedeschi, austriaci, polacchi, cechi, russi ed di nazionalità incerta, di tutte le età, vecchi, donne (anche incinta) e bambini compresi allora residenti nel quartiere del Marais e a Belleville! L'operazione, nota con il nome in codice Opération Vent printanier ("Operazione Vento di Primavavera") fu decisa dalla polizia francese e  condotta a termine dalle stesse milizie!
Otto Adolf Eichmann, poi  considerato uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista, processato e condannato a morte per crimini contro l'umanità, non richiese mai il questo rastrellamento ma si limitò solo ad autorizzarlo alcuni giorni dopo, dunque, a rastrellamento già avvenuto, quindi si può dire che la responsabilità attiva dell'allora polizia e alcuni suoi funzionari fu molto grave e gravida di complicità!

Il vecchio Pistard si racconta...
"...In quell'estate del '42 ero un giovane campione, una scommessa sulla quale non si poteva perdere, almeno così diceva di me la gente! Persino nei bistrot si parlava di quella o di quell'altra impresa che mi aveva visto vincitore...Ogni tanto capitava di vedere anche una mia fotografia, con un sorriso caldo come il sole e i miei capelli a spazzola, sudati, imbrillantinati e giovani..."

Dalla cronaca alla vergogna...
Il Rastrellamento del Velodromo d'inverno, Rafle du Vélodrome d'Hiver, comunemente chiamato Rafle du Vel' d'Hiv: "Retata del Vel' d'Hiv", prese il nome dal celebre Vélodrome d'Hiver "Velodromo d'inverno", la più importante struttura per il ciclismo su pista nella città di Parigi e forse di tutta la Francia!
Secondo i dati della prefettura di polizia, nel Velodromo vennero  imprigionate per giorni 13.152  persone (di cui circa 4200 bambini tra i due e quindici anni) che poi sarebbero state rinchiuse in un primo momento nei campi d'internamento di Drancy, Compiègne, Pithiviers e Beaune-la-Rolande per essere inseguito deportate in campi di sterminio tedeschi e nel campo di concentramento di Auschwitz dove sarebbero state assassinate! I sopravvissuti furono un'ottantina!

Ricordi di un Pistard...
"...Quell'ultimo giorno in quel velodromo deserto fu il mio primo vero giorno nella vita! Parigi, la città degli artisti, era caduta  in una tragica avventura, posando nuda per un quadro dell'orrore! E mentre io pedalavo su quel legno lisco e senza odore, si preparava il tempo dell'orrore!
Solo,  in un silenzio intorpidito dai ricordi, io e quella mia luccicante bicicletta, come due orologi in perfetto orario sulla pista, siamo stati l'ultima ipotesi di vita, l'ultima ora prima di una follia infinita! Ce ne vuole di fantasia per pensare che persino la realtà può diventare una collettiva  idiozia, una universale malattia!..."

Dalla vergogna alle scuse!
Nel 1995, l' ex-presidente francese, Jacques Chirac, chiese scusa pubblicamente per il ruolo e la complicità avuti della polizia francese durante il rastrellamento del Velodromo d'inverno, meglio conosciuto come  La Rafle du Vélodrome d'Hiver!

Il Velodromo d’inverno...
Nato da un  progetto dell'architetto francese Gaston Lambert venne demolito nel 1959 dopo che un incendio compromise la struttura. Al suo posto oggi risiede l'edificio del Ministero degli Interni di Francia ed un  monumento commemorativo!

Del  vecchio Pistard non si hanno più notizie!

Velocisti - opera di Roberto Sironi - acrilico su cartoncino



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Une “machine” mobile et itinérante



J’ai toujours été fasciné par cette inimitable “machine  à pédale” mobile et itinérante appellée bicyclette ou vélo  et qu’en France nous appelons affectueusement “Petite Reine”!
Maintenant, plus que jamais, la nôtre “Petite Reine” est devenue une impératrice et quand on la voit passer sur la route on se demande par quel sortilège, magie ou sorcellerie elle a été conçue!
Cette machine parfaite, à mesure d’homme est sans aucun doute restée, au cours des années, le moyen de locomotion le plus évolué, où mécanique, bien-être et humanisme se fondent en un instrument d’une simplicité presque incompréhensible: c’est ainsi que la génialité s’impose et nous surprend extraordinairement!
Entre un coup de génie et un coup de pédale, le futur devant nous se déroule dans un présent en éternel mouvement.

"Albero in bicicletta" - peinture de Roberto Sironi - 24 x 32 - acrylique su carton léger

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Le vélo comme point de rencontre entre passé et futur!



Dynamiques, rapidité, équilibre et mouvement ne sont que quelques unes des facettes du progrès scientifique et philosophique que  celle que je défini “bicyclologie” a apporté à l’humanité !
Entre passé et futur, il existe un “point de rencontre” mal identifié mais qui en même temps se reconnait métaphoriquement et  peut nous faire croire, sans aucun doute, qu’une révélation peut se manifester dans toute sa puissance même au travers d’un objet  qui semble  sans importance e qui, en revanche, porte en soi les secrets d’une “machine” pratiquement parfaite: le vélo! Une des plus grandes et irremplaçables inventions de l’homme qui a maintenu dans le temps sa propre trace de civilisation.
Personnellement, j’ai placé le vélo dans un projet humain et artistique, partant d’une intuition qui se développe et s’achève au travers d’une idée centrale: le futur doit inexorablement “passer par le passé”, avec le vent en poupe ou contraire, (cela est sans importance) mais à une seule condition : celle de respecter le sens de la marche, qui sur un vélo se transforme en sens du bien-être et d’indépendance sur les voies infinies de l’Art!





"Quadriglia" (Quadrille) -  peinture  de Roberto Sironi - acrylique sur toile - 70 x 100

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Pistards

Pensieri da Pistard a qualche metro dal traguardo!...
Gomito a gomito, quasi che il sudore fosse solo uno, siamo qui, io e lui, in una sola ipotesi a qualche  metro dal traguardo! Io e lui, noi, curvi come due punti interrogativi, attraversiamo lo spazio come se lo spazio fosse solo un corridoio fatto di aria e di supposizioni!
Spalla contro spalla, quasi che l'equilibrio sia un'eventualità piramidale, siamo qui, io e lui, in un'ultima corsa contro la follia! Io e lui, noi, mai sazi di velocità, sfidiamo l'ira del tempo  come fossimo due fulmini in un cielo mai sereno!
A qualche metro dal traguardo la vita sembra un lampo riassunto in un momento, un istante irripetibile che non passerà mai più!
Sguardo dopo sguardo, quasi che il futuro possa rivelarsi un inutile presente, siamo qui, io e lui, al confine di una  ipnotizzante linea immaginaria e in un'ultima scintilla di fatica solo un gesto ci renderà eterni e sarà quello che farà di uno di noi due l'unico campione!

Sprint / Roberto Sironi -  acrilico su cartoncino

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Record Man

In un silenzio, dove solo il suono stridulo e costante delle due ruote fende l'aria, un uomo, aggrappato al manubrio di una bicicletta, corre verso la più infinita delle mete: il tempo! 
Eccolo che passa e in quell'istante, lungo un attimo di stupore, sembra che persino il mondo sia ai suoi piedi, quei piedi che neanche toccano per terra...Nemmeno per un solo momento potrebbero sfiorare le praterie del mondo!
In quel silenzio di folla e gente, fatto di sguardi e meraviglie, di occhiate e gesti lenti, l'uomo, incollato ad una sella di una bicicletta, sfreccia verso la più proibita delle intenzioni: vincere!
Eccolo che passa e in quel momento di lucidissima fugacità, persino il tempo è caduto ai suoi piedi, quei piedi che neanche toccano per terra...Nemmeno un solo momento potrebbero lambire le radici del presente!
Minuto dopo minuto, su quella pista ovale, la vita scorre come scorre il tempo!
Secondo dopo secondo, la vita va come se fosse tempo!
Centesimo dopo centesimo, la vita è tutta lì, in quell'effimero e sfuggevole momento!
In un silenzio, dove solo il suono stridulo e costante delle due ruote fende l'aria, un uomo è aggrappato al manubrio di una bicicletta, avvolto in un indefinibile duello contro il tempo nel più enigmatico controsenso di un record!

Disegno di Roberto Sironi


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Homo Ciclus

Ad ognuno la propria mitologia!
In questa attualità dove il mito ha perso molto del suo fascino, mitizzare è d'obbligo! E allora nello spazio breve di questa necessaria fantasia, fantasticare diventa un piacevole esercizio, uno spiritoso passatempo, un immaginoso divertimento!
Dunque: l'Ariosto, il nostro poeta e commediografo, ha ideato, basandosi sulla metafora latina di Virgilio "incrociare grifoni con cavalli", la figura dell'Ippogrifo e la prima descrizione letteraria di quest'ultimo la troviamo nel celeberrimo poema "Orlando furioso", dove il mago Atlante cavalca questa creatura alata, originata, appunto, dall'incrocio tra un cavallo ed un grifone, con testa e ali d'aquila!
Ecco come Ariosto descrive l'Ippogrifo nel canto IV: " Come un grifone, ha la testa di un'aquila, zampe dotate di artigli  ed ali coperte di piume, con il resto del corpo di un cavallo. Questo strano animale è chiamato Ippogrifo."
Nelle leggende medioevali questo eccezionale e fantastico destriero è di solito l'animale domestico di un cavaliere o un mago...E allora in questa attualità dove il mito ha perso molto del suo fascino, mitizzare è d'obbligo, dunque, in questa sperduta, ma ineluttabile fantasia, affilo il mio acume sino a penetrare la più stravagante fantasticheria per arrivare a celebrare senza alcuna esitazione il nuovo eccelso, mirabile e sbalorditivo destriero della nostra epoca: 
"l'Homo Ciclus", un atipico ma inequivocabilmente perfetto incrocio tra uomo e bicicletta!
Nelle leggende metropolitane questo strano animale si muove con estrema facilità nella giungla d'asfalto, montato da un insolito cavaliere senza cappa e senza spada, che con estremo coraggio e senso della magia, sfida tutte le intemperie, i pericoli e le disavventure con straordinarie peripezie equilibristiche degne del più regale Ippogrifo!
Si narra di incredibili vicende e di formidabili avventure che fanno di questo animale, l'animale più intelligente dell'era moderna!
Ecco come un poeta sconosciuto descrive l'animale in un canto che sarà trovato in un futuro molto, ma molto lontano da noi: " Come un uomo, ha la testa di un uomo, gambe dotate di arti, ed arti coperti da mani, con il resto del corpo di un cavallo di acciaio. Questo strano animale è chiamato Homo Ciclus."
Ad ognuno la propria mitologia e se un giorno scoprissi  di essere io la reicarnazione di Atlante, sarei onorato di poter di nuovo cavalcare questa creatura originata dagli Dei, Ippogrifo o Homo Ciclus che sia!

Disegno di Roberto Sironi

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Icaro su due ruote

Se solo Icaro l'avesse immaginato, altro che due paia di ali avrebbe incoscientemente usato, ma due ruote, un manubrio e un campanello cosicchè nell'alto di quel cielo azzurro e a picco sul mare, anche gli Dei l'avrebbero udito e gli uccelli invidiato per quel suo volare a fior d'acqua, ad un niente dalla terra, ad un lampo dal destino!
Se solo Icaro l'avesse intuito quel labirintico tranello, Creta l'isola di Minosse sarebbe stata ancor più bella e non una prigione per Dedalo suo padre e lui medesimo! Labirintica e distratta è la vita, una solitaria metamorfosi! E Ovidio lo sapeva!
Se solo Icaro l'avesse sognato quel sogno irrealizzabile fatto di raggi, altro che volare con ali di penne di gabbiano e cera  per andare a sbattere contro un sole divertito, quel grande vecchio che non ha mai cessato di far luce su tutte le ingiustizie!
Se solo Icaro avesse avuto il tempo di fantasticare avrebbe preso il tempo di favoleggiare e al posto delle ali avrebbe chiesto al padre suo solo un paio di pedali!
Se solo Icaro avesse immaginato di poter volare senza essere tradito da un sogno mai avverato, da una chimera all'orizzonte, da un'illusione del futuro, chissà, forse avrebbe preferito una bella passeggiata vista mare...Chissà, forse si sarebbe dilettato ad andare in bicicletta senza mani, che è un pò come volare, senza cadere tra le braccia di quel mare e scomparir per sempre in un mitico soffio di un ricordo!
Se solo Icaro avesse imparato a pedalare non ci sarebbe stata alcuna storia da raccontare!

Disegno di Roberto Sironi - acrilico su cartoncino 



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Cycling or not cycling

In un altro mondo, in un'altra epoca, in un altro futuro, chissà, persino Shakespeare potrebbe ritornare da un aldilà scomodo, senza humor, noioso e privo di quel glamour a cui era tanto abituato e scrivere per noi, poveri e disattenti lettori, una nuova tragedia, una farsa, una commedia, qualcosa che ci regali ancora quella passione che ci ha scosso come alberi nel bel mezzo di un temporale, leggendo le sue opere!
"To be, or not to be": questo era il problema! E oggi, qual'è il problema?
Chissà, potessi parlare con Shakespeare, cercherei di convincerlo a scrivere una bella storia, attuale, moderna, con quella vena virtuale che oggi va tanto di moda, magari con un eroe cavaliere che attraversa il mondo in lungo e in largo combattendo tutte le ingiustizie! Chissà, potrei bisbigliargli all'orecchio una storiellina di un altro re,questa volta senza corona, oppure suggerire alla illimitata fantasia del nostro William un bel sonetto dedicato alla nuova e per lui, certo, sensazionale condizione umana...
E se invece scompigliassi un pò gli avvenimenti turbandolo, scombussolandolo, sconvolgendolo persino, sulla condizione questa volta disumana che sta vivendo questo nostro mondo? Cosa direbbe? Come la prenderebbe? Ma soprattutto cosa scriverebbe? Chi meglio di lui saprebbe convogliare tutta la prismatica varietà del vivere, del sopravvivere e di tutto l'incedere umano nell'intera gamma delle passioni e delle azioni degli uomini? Chi meglio di quel suo occhio scrutatore e partecipe alle faccende umane e di quel suo abissale e profondo istinto potrebbero cogliere il nuovo futuro prossimo? Con quale arguzia, spirito e vivacità saprebbe ancora incantarci?
Ebbene, spudoratamente io gli  direi: "Caro William, visto e considerato i tempi e la totale imbecillità umana perchè non ci lasci un ultimo capolavoro su cui riflettere nelle nostre diurne cupidità o nelle nostre inconsapevoli  ed affollate inquietudini notturne? Perchè non ci regali un ultimo intreccio senza sangue né potere, una storia semplice che faccia molto rumore ma non resti nel nulla? Perchè non ci riporti a quella scintillante intelligenza di cui siamo rimasti orfani?
In un altro mondo, in un'altra epoca, in un altro futuro, chissà, persino tu potresti ritornare da un aldilà inopportuno, senza allegria, monotono e tedioso e privo di quel fascino a cui era tanto abituato e scrivere per noi, meschini e negligenti lettori, una nuova tragedia, una farsa, una commedia, qualcosa che ci regali ancora quella passione che ha agitato i nostri animi leggendo le tue opere...Perchè non ci regali un colpo da maestro?
"Cycling or not cycling": ti piacerebbe come titolo?

Oxford Street - opera di Roberto Sironi - acrilico su tela 30x120
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Grimpeur

Mentre i raggi scorrono come le pagine di un libro, il lettore,appoggiata la testa allo schienale di una poltrona si regala un lungo momento d'immaginazione che se non fosse per quel suo sguardo perso nel vuoto, lo si potrebbe definire un impenetrabile omaggio alla fantasia!

Rigo dopo rigo, pensiero dopo pensiero, il lettore si appassiona, si stupisce, trasuda fatica come quel suo personaggio, che proprio lì davanti a lui, in piedi sui pedali di una bicicletta si volta e nella nebbia non sa di essere solo! In quella nebbia il Dio della montagna sceglie le sue nuvole, le sue strade ed il suo eroe, curvo sulla bicicletta sotto ad un cielo che sembra una bianca coperta distesa su un mondo in eterna attesa di un altro miracolo!

Eccolo il personaggio, il leggendario eroe delle cime e di quel freddo che taglia la faccia e segna il volto senza lasciare nemmeno una cicatrice, che si esibisce nella sua più grande opera d'ingegno e di fatica, in punta di piedi, come un intruso, un ballerino di tip-tap, unico, remoto, solitario come lo è un uomo solo!

Su quella faccia di granito una smorfia attraversa le sue guance come fosse un solco che potrebbe assomigliare ad un sorriso se solo non fosse un lungo dubbio, un urlo che nemmeno l'eco potrebbe   immaginare! La fatica è ovunque e tra quella polvere e il sudore persino la neve ha dovuto cedere il suo passo al passo di un campione!

Il re delle altitudini si lascia immaginare come farebbe l'aquila e in quelle vertiginose altezze si sublima! Parola dopo parola, pedalata dopo pedalata, su quella strada all'apice mondo, l'uomo si guarda intorno forse per cercare il senso di una vita in quel gelo silenzioso che tinteggia l'orizzonte!

Eccola la fine, l'ultima salita e poi la cima! Ecco dove va a riflettere Dio quando si nasconde!...

E mentre i raggi scorrono come le pagine di un libro, il lettore, appoggiata la mano sulla fronte  si regala un ultimo sospiro prima di  cadere in un sogno lungo un interminabile momento che se non fosse un infinito sonno, lo si potrebbe definire uno straordinario omaggio alla passione!


Opera di Roberto Sironi - acrilico su cartoncino

 
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Einstein: un genio su due ruote

A vederla così, in quella celebre fotografia, la bicicletta di Einstein sembra una bicicletta qualunque : è possibile? Io credo di no perchè sono convinto che persino gli oggetti si debbano considerare organismi  "viventi". Dunque quando sei la bicicletta di un genio non puoi più essere qualcosa di qualunque, ma qualcuno con qualcosa di speciale!
Einstein, all'età di cinque anni, vide per la prima volta una bussola ed intuì  che qualcosa nello spazio "vuoto" agiva sull'ago spostandolo in direzione del nord! Anni dopo racconterà di questa esperienza come una delle più significative, sorprendenti e sbalorditive della sua vita. Affetto da dislessia in giovane età, per sua stessa ammissione, attribuì lo sviluppo e la creazione delle teorie della relatività a questa difficoltà che, se da una parte, inesorabilmente rallentava il suo processo di apprendimento, dall'altra, pensando allo spazio e al tempo più tardi della maggior parte dei bambini, fu in grado di applicarvi uno sviluppo intellettuale maggiore!
A vederlo così, in quella vecchia fotografia, sembrerebbe qualcuno, come tanti altri, che si diverte ad andare in bicicletta, sorridente e questo è sicuramente vero, ma io credo inoltre, anche se non potrò mai produrre prove che attestino questa mia convinzione, che Einstein su quella bicicletta e non solo in quel momento dove è stata scattata quella fotografia, abbia avuto buona parte delle sue incommensurabili intuizioni! Certo, questa mia visione "ciclofantasiosa" del personaggio genio/scienziato è senza dubbio un' opinione audace, ardita e temeraria, ma non del tutto impertinente se esposta in modo convincente e "raisonable".
In sella ad una bicicletta si impara a pensare e soprattutto si  apprende e ci si impossessa di un altro modo di intendere il  pensiero, come se pensare non fosse più solo l' esercizio di uno sviluppo di un processo mentale, ma il suo proprio contrario e cioè un processo mentale scevro da ogni ingombro che fa posto ad un altro sviluppo che si estende in un ritrovato esercizio meditativo, dando accesso a sconosciute capacità di intuizione!
In sella ad una bicicletta l'agire ed il riflettere si fondono, unendosi in un sistema rotatorio che si evolve e progredisce ad ogni colpo di pedale. In quell'esilarante processo fisico è fortemente probabile, per me assolutamente certo, che la mente si liberi di tutte quelle "tossine di cattivi pensieri" per poter finalmente far fluidificare una nuova energia, un inaspettato pensiero in completa libertà che attraverso l'umile fatica sostenuta dalle gambe si espande e si ramifica in ogni parte del nostro corpo, sino a trasformare quello che ci circonda in una nuova visione del tutto con un senso di stupefacente nobiltà!
A vederla così quella fotografia sembrerebbe solo una fotografia che ritrae un simpatico signore indaffarato e preso da una spassosa pedalata...Certo sarebbe così se quell'uomo non fosse Einstein e quella la sua bicicletta! Genio e genialità uniti dalla stessa straordinaria unicità in una delle più imprevedibili e rivelatorie commedie umane! Tutto è relativo, tranne  questa loro grande interpretazione del mondo fisico, che noi quotidianamente chiamiamo: vita!

 
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Sprinter

Tutto per un traguardo!...
E dove c'è un traguardo ci sono io! 
E dove ci sono io c'è un primato, una supremazia! Un colpo al cerchio l'altro alle reni! 
In dirittura d'arrivo non si fanno sconti! 

Su quel rettilineo, come fosse una sala d'aspetto, ti aspettano orde di persone come fossero moscerini nella gialla luce di un caldissimo pomeriggio d'estate. Rumoreggiando aldilà delle transenne ridano, godono, urlano! 

Tutto per un traguardo! 
E dove c'è un  traguardo c'è una fine! E dove c'è una fine si ricomincia daccapo!

Gomito a gomito con il destino, contro tutti gli elementi, alla velocità dell'irragionevole, sfido tutte le certezze della fisica, a testa bassa, a colpi di pedale e di sudore! Su questa bicicletta, tirata a lucido come una fionda, evito il passato passando dal presente per arrivare in un futuro dove ogni centesimo di tempo è un'illusione ottica, un miraggio!

Eccolo lì il traguardo sublime, eccelso, supremo, magnifico, nobile! In quella folla di ruote, di fatica, di rabbia e d'illusioni, io sono lì, sul filo del rasoio, in equilibrio con la Storia, in una solitudine di vento e di velocità! Io sono lì in un odore di catrame, di gente e di follia, in una esagerata rappresentazione del sudore che senza alcuna reticenza sgorga dalla mia fronte...

Gomito a gomito con l'imprevedibile, in una realtà instabile, alla velocità dell'imponderabile, sfido sguardi che come il mio fissano un orizzonte ridotto ad una linea che fa dell'immaginazione la sola ed  ultima meta!  

Il tempo stringe! Il tempo va! Il tempo è un orco e fa paura e ci  vuole coraggio ad aver paura! Il tutto è niente e per un niente ti giochi il tutto e non hai niente a parte la parte più nascosta del tuo pensiero: vincere!

Tutto per un traguardo!...
E dove c'è un traguardo ci sono io! E dove ci sono io c'è un primato, una supremazia! Un colpo al cerchio l'altro alle reni! In dirittura d'arrivo non si fanno sconti! Su quel rettilineo, come fosse una sala d'aspetto, ti aspettano orde di persone, come fossero moscerini, rumoreggiando aldilà delle transenne nella luce di una caldissima estate! 

Gridano, godono, urlano, mentre io schivo, scanso, evito ogni ostacolo tra me e quello che oltre quella linea si chiama già vittoria!...

Tutto per un traguardo! 
E dove c'è un  traguardo c'è una fine! E dove c'è una fine si ricomincia daccapo: un colpo al cerchio...L'altro ai reni! Tutto il resto è sudore!


"Sprint" opera di Roberto Sironi - acrilico su cartoncino 50x70

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La bicicletta di Leonardo da Vinci

Esiste uno schizzo, che fa parte del Codice Atlantico di Leonardo, dove è rappresentata la figura di una bicicletta con tanto di pedali e trasmissione a catena! Chi ne è l'autore? Qualcuno dice Leonardo in persona, altri convengo sul fatto che lo schizzo sia opera di un allievo di bottega del Maestro, probabilmente un certo Salai. Altri ancora propendono per il fatto che lo schizzo sia addirittura stato eseguito da un falsario più vicino ai nostri giorni! Il caso lo si può considerare ancora aperto, gli esperti non hanno raggiunto nessun accordo e prevale un totale scetticismo riguardo alla presunta autenticità, la datazione e dunque alla paternità di questo sorprendente disegno! Il mistero resta ed è inestricabile, probabilmente o fortunatamente irrisolvibile e va a sommarsi ai tanti misteri che hanno pervaso la vita di questo personaggio enigmatico e geniale qual'era Leonardo!
Per come la vedo io, la cosa più importante risiede nel lasciarsi andare alla totale e straordinaria capacità che ha la fantasia di diventare una realtà che non ha limiti  d'immaginazione, d'inventiva e di "visionarietà!"
Ed ecco allora che io ce lo vedo Leonardo in sella a quel marchingegno ciclomedievale pedalare come un forsennato sulla strada che da Milano porta al comune di Mergozzo, in Val d'Ossola per andare a visionare il marmo bianco/rosa delle cave di Candoglia che in seguito utilizzerà per la costruzione del Duomo di Milano!
Io ce lo vedo quel suo naso d'aquila lanciato a bomba verso una leggendarietà che quanto a fantasia non ha paragoni, aggrappato ad un manubrio, senza freni, senza esitazioni, senza tentennamenti, con lo sguardo proiettato all'orizzonte mentre attraversa un'improbabile Legnano, un'incerta Busto Arsizio, un'inverosimile Gallarate... E poi ancora verso un'allusiva Somma Lombardo, una sottintesa Sesto Calende, un'abbozzata Dormelletto... Io ce la vedo quella sua scatenata chioma di capelli al vento mentre si insinua in una aristocratica e ricca Arona e poi verso Meina, Belgirate e l'elegante Stresa... E finalmente, ecco: Mergozzo!
Ecco Candoglia, ecco le cave!
Io ce lo vedo il genio assatanato, in un medioevo di calore, scendere da quella improbabile ed inverosimile bicicletta, madido di sudore, osservare le vene di quel marmo come fossero le sue, immaginando le superbe altezze di un duomo, le cui guglie, da una pianura povera e padana, toccheranno un giorno le grige nuvole di un cielo metropolitano!
Si, ce lo vedo il grande inventore inventare un indefinibile sorriso di compiacimento da lasciare ai posteri... Uno sorriso inafferrabile come un mistero, sfuggente come un enigma, indescrivibile come un rebus e in quel sorriso femmineo intravvedere la straordinaria allegria che fa della fantasia una sognante e dirompente realtà senza confini, margini o barriere!
Su quella strada immaginaria il genio è diventato mito e poco importa chi mai avrà fatto quello schizzo, quello che conta è e sarà sempre la sua leggenda che in sè racchiude una delle più straordinarie intuizioni umane!

foto: "La bicicletta di Leonardo" - codice atlantico p 133 -  Leonardo da Vinci

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