La bicicletta di Leonardo da Vinci

Esiste uno schizzo, che fa parte del Codice Atlantico di Leonardo, dove è rappresentata la figura di una bicicletta con tanto di pedali e trasmissione a catena! Chi ne è l'autore? Qualcuno dice Leonardo in persona, altri convengo sul fatto che lo schizzo sia opera di un allievo di bottega del Maestro, probabilmente un certo Salai. Altri ancora propendono per il fatto che lo schizzo sia addirittura stato eseguito da un falsario più vicino ai nostri giorni! Il caso lo si può considerare ancora aperto, gli esperti non hanno raggiunto nessun accordo e prevale un totale scetticismo riguardo alla presunta autenticità, la datazione e dunque alla paternità di questo sorprendente disegno! Il mistero resta ed è inestricabile, probabilmente o fortunatamente irrisolvibile e va a sommarsi ai tanti misteri che hanno pervaso la vita di questo personaggio enigmatico e geniale qual'era Leonardo!
Per come la vedo io, la cosa più importante risiede nel lasciarsi andare alla totale e straordinaria capacità che ha la fantasia di diventare una realtà che non ha limiti  d'immaginazione, d'inventiva e di "visionarietà!"
Ed ecco allora che io ce lo vedo Leonardo in sella a quel marchingegno ciclomedievale pedalare come un forsennato sulla strada che da Milano porta al comune di Mergozzo, in Val d'Ossola per andare a visionare il marmo bianco/rosa delle cave di Candoglia che in seguito utilizzerà per la costruzione del Duomo di Milano!
Io ce lo vedo quel suo naso d'aquila lanciato a bomba verso una leggendarietà che quanto a fantasia non ha paragoni, aggrappato ad un manubrio, senza freni, senza esitazioni, senza tentennamenti, con lo sguardo proiettato all'orizzonte mentre attraversa un'improbabile Legnano, un'incerta Busto Arsizio, un'inverosimile Gallarate... E poi ancora verso un'allusiva Somma Lombardo, una sottintesa Sesto Calende, un'abbozzata Dormelletto... Io ce la vedo quella sua scatenata chioma di capelli al vento mentre si insinua in una aristocratica e ricca Arona e poi verso Meina, Belgirate e l'elegante Stresa... E finalmente, ecco: Mergozzo!
Ecco Candoglia, ecco le cave!
Io ce lo vedo il genio assatanato, in un medioevo di calore, scendere da quella improbabile ed inverosimile bicicletta, madido di sudore, osservare le vene di quel marmo come fossero le sue, immaginando le superbe altezze di un duomo, le cui guglie, da una pianura povera e padana, toccheranno un giorno le grige nuvole di un cielo metropolitano!
Si, ce lo vedo il grande inventore inventare un indefinibile sorriso di compiacimento da lasciare ai posteri... Uno sorriso inafferrabile come un mistero, sfuggente come un enigma, indescrivibile come un rebus e in quel sorriso femmineo intravvedere la straordinaria allegria che fa della fantasia una sognante e dirompente realtà senza confini, margini o barriere!
Su quella strada immaginaria il genio è diventato mito e poco importa chi mai avrà fatto quello schizzo, quello che conta è e sarà sempre la sua leggenda che in sè racchiude una delle più straordinarie intuizioni umane!

foto: "La bicicletta di Leonardo" - codice atlantico p 133 -  Leonardo da Vinci

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