Hemingway: un matador in bicicletta


Qualche anno fa è stata data la notizia del ritrovamento, a Cuba, nell'intercapedine di una parete della residenza di Finca Vigia, di alcuni appunti inediti scritti di propria mano da Ernest Hemingway, che si riferiscono alla stesura de "Il vecchio e il mare". Quegli appunti si sommano ad altri appunti, ancor più sorprendenti, contenti molti particolari sul proprio peso corporeo che l'autore fra il 1942 ed il 1953 segnava meticolosamente su tabelle in cui annotava la scansione degli esercizi fisici quotidiani a cui si sottoponeva, con altre indicazioni concernenti la dieta alimentare da lui seguita!

Verrebbe da pensare ad una, anche se improbabile, meticolosità da ciclista, una di quelle scrupolosità che si attribuiscono solo a personaggi dediti, per amore o solo per necessità alla ciclicità, in ogni sua declinazione!

Per un appassionato di storie sconosciute e al limite della fantasia, come sono io, questo potrebbe essere un buon indizio, un modo certamente inconsueto ma indicativamente logico per aprire una simpatica e quanto mai affettuosa indagine  che risolva e chiarisca una volta per tutte se Hemingway aveva o no  una bicicletta? 

A me piace pensare di si, anche se facendo uno sforzo di buona, anzi buonissima volontà, non ce lo avrei mai visto sopra, pedalando per andare chissà dove, magari in una stradina di Key West o in un boulevard a Parigi, all'Avana come a Madrid o chissà in quale remota località del mondo!

Eppure potrebbe esistere un filo invisibile che colleghi questo nostro sognante "matador", un inimitabile eroe di quella mai più ritrovata "generazione perduta" ad una vita di assoluto rigore fisico come può viverla  solo uno sportivo dedito alla cura del proprio corpo e non a uno scrittore come Hemingway consacrato alle più profonde e profane lacerazioni dell'anima!

Io ce la vedo una bicicletta nella vita di quest'uomo, mai sazio di eccitazioni, votato alle inquietudini, sempre in eterno conflitto con i turbamenti e le avventure umane! Da qualche parte ci deve pur essere stato un silenzioso e rivoluzionario inno alla vita, come lo è la bicicletta, su cui poter sfogare  le proprie emozioni in una totale apoteosi di incondizionata, esclusiva ed incosciente libertà !

Chissà, forse, tra una battuta di pesca ed un safari, tra un libro e l'altro, lo scrittore trovava il tempo di pedalare su una bicicletta dai colori sgargianti, con i parafanghi cromati, un telaio robusto, un manubrio molto largo e sul manubrio, come se ci fosse stato incollato, un campanello fiero di essere il solo ed unico campanello nella vita di un premio Nobel!

Tutto è possibile in un'indagine come questa, soprattutto l'impossibile! E per un amante di storie mai raccontate, sfuggite persino all'immaginazione, come sono io, questo potrebbe essere un buon finale, una conclusione inusitata ma ordinariamente  logica per chiudere  una simpatica e quanto mai affettuosa indagine  che avrebbe voluto trovare una soluzione a questo enigma  di cicloletteratura e che per una evidente indigestione di fantasia non sarà possibile risolvere!

Comunque sia a me piace pensare che si, Hemingway aveva una bicicletta e chissà che un giorno, nei segreti più oscuri della memoria, che solo la letteratura può custodire, qualcuno, baciato da una fortuna avventuriera e temeraria non la ritrovi in un angolo remoto del mondo, mitica, leggendaria, memorabile!

In attesa di quel giorno accontentiamoci dal primitivo ticchettio di una macchina per scrivere Olivetti lettera 32 o una Hermes Baby...

Hemingway farebbe così!



Toreador - disegno di Roberto Sironi - acrilico su cartoncino

 

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